Del Dott. Giacomo Casale, membro del Centro accademico studi Ufologici (USAC)
“E’ qualcosa di complesso, ambiguo, ingannevole, inconsistente, traumatico, fisico e metafisico senza uno scopo univoco e chiaro. Vi sono schemi e possibilità diverse, ma nessuna controllabile con sicurezza e chiarezza cosicché tutti concordino sui fatti, e tanto meno sulla verità complessiva del programma dell’attività aliena”
(Karla Turner, con riferimento al fenomeno abduction)
Le abductions (o incontri ravvicinati del IV tipo, secondo la classificazione dell’astrofisico Allen Hynek), presunti rapimenti di esseri umani da parte di entità aliene, rappresentano uno dei più interessanti e controversi aspetti della fenomenologia ufologica.
Il problema venne all’attenzione degli studiosi all’inizio degli anni 60 del ‘900, allorquando lo studioso statunitense John Fuller diede alle stampe il volume “The interrupted Journey” (tradotto in Italia con il titolo”Prigionieri di un UFO”, Armenia ed.) sull’ormai famosa esperienza dei coniugi Barney e Betty Hill. Costoro, sottoposti ad ipnosi regressiva dal noto psichiatra di Boston Benjamin Simon, rievocarono un episodio di rapimento da parte di piccoli umanoidi, che dopo averli condotti a bordo di un disco volante li sottoposero ad una serie di “esami medici”.
Il compianto colonnello Philip Corso, alto ufficiale del pentagono e componente del consiglio per la sicurezza nazionale USA all’epoca del presidente Eisenhower, sostiene nel suo volume “il giorno dopo Roswell” che il governo statunitense era a conoscenza dei rapimenti alieni già negli anni ’50, ma vi sono fondati motivi per ritenere che tale fenomeno risalga addirittura ai primordi della civiltà umana.
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